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Il lupo in Romagna: tecniche di prevenzione dei danni

Titolo della tesi


Il lupo in Romagna: tecniche di prevenzione dei danni

 

Candidato


Cassarino Giovanni

 

Relatore


Martini Andrea

 

Correlatore


 

 

Anno accademico


2016 - 2017

 

Riassunto


La visione che l’uomo ha del lupo è mutata nel corso del tempo: da animale nocivo da debellare, a simbolo della natura selvaggia da proteggere.

A partire dagli anni ’70, in Italia questo cambio di prospettiva ha portato all’emanazione di numerose leggi a tutela del lupo, salvandolo dall’estinzione, ed oggi esso è presente lungo tutto l’arco appenninico e nelle Alpi occidentali.

Questo risultato, certamente positivo da un punto di vista ecologico, ha tuttavia messo in evidenza diverse problematiche legate alla conservazione del lupo.

Per far fronte a queste criticità, sono stati avviati diversi progetti di ricerca volti a meglio comprendere l’ecologia del lupo in Italia, la sua effettiva consistenza numerica sul territorio, le principali cause di morte ed i danni causati agli allevatori.

Questi studi hanno analizzato anche l’efficacia delle diverse tecniche di prevenzione degli episodi predatori a danno dei domestici.

Nella tesi si analizza la graduale diffusione del lupo in Romagna e le minacce, dal bracconaggio allo scontro con autoveicoli, che il predatore si trova ad affrontare in un ambiente antropizzato.

Si riporta la legislazione, internazionale e nazionale, inerente la protezione del lupo e la norme della Regione Emilia-Romagna concernenti i finanziamenti per l’installazione di strumenti di difesa ed il risarcimento dei capi di bestiame uccisi.

Sono anche descritti i più efficaci metodi di prevenzione utilizzati oggi nel territorio romagnolo.

Si riferisce in ultimo l’esperienza della fattoria Trapoggio, nel comune di Santa Sofia, che conduce con successo l’allevamento ovino in un’area dove la presenza del lupo è accertata da molti anni.

L’azienda si è dotata di recinzioni elettrificate e dissuasori acustici, che hanno notevolmente ridotto gli episodi di predazione a partire dallo stesso anno della loro installazione.

Si è vagliata altresì la tesi dell’allevatore, secondo cui l’immissione al pascolo, assieme alle pecore, di esemplari di bufale avrebbe contribuito a diminuire ulteriormente gli attacchi a danno degli ovini.

I dati raccolti fino ad ora sembrano confermare l’ipotesi; tuttavia essa richiede ulteriori verifiche, ripetendo l’esperimento in altre realtà zootecniche, per poterne validare la reale efficacia.

 

ULTIMO AGGIORNAMENTO

31.08.2023

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