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Il riccio europeo (Erinaceus europaeus)

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Titolo della tesi

Il riccio europeo (Erinaceus europaeus)

Candidato

Rachini Silvia

Relatore

Pugliese Carolina

Correlatore

 

Anno accademico

2021 - 2022

Riassunto

Piccolo ma capace di difendersi da animali molto più grandi di lui, il riccio europeo (Erinaceus europaeus) è il soggetto di studio di questa tesi. Il suo habitat naturale è il sottobosco, in cui può trovare foglie e tronchi per nascondersi e trascorrere le giornate dormendo, essendo un animale notturno. Si nutre di insetti (principale componente della dieta), invertebrati e piccoli vertebrati, uova di altri animali e frutta, ed è quindi considerato un insettivoro onnivoro. Si distingue da tutti gli altri mammiferi perché possiede migliaia di spine che usa come difesa contro i suoi predatori: in situazioni di pericolo si raggomitola e forma una palla spinosa proteggendosi sia dagli urti che dai morsi. Come si può dedurre dal suo nome, questa specie è diffusa principalmente sul territorio europeo. In Italia è distribuito su tutta la penisola, nelle isole maggiori e anche in alcune fra le isole minori. Può capitare di ritrovarsi di fronte ad un riccio in difficoltà. Esistono strutture che si dedicano al recupero dei ricci e di altri animali selvatici e prendono il nome di CRAS (Centro di Recupero Animali Selvatici) che accolgono tutti quegli animali feriti o malati che hanno bisogno di un certo periodo di ricovero per il recupero delle loro funzioni e per poter tornare a vivere in libertà. In particolare, conosciamo due strutture che si dedicano esclusivamente al recupero del riccio: i centri “Hedgeog Rescue Dublin” a Dublino, in Irlanda, e “La Ninna”, a Cuneo, in Piemonte. Il mio studio per questa tesi ha avuto sede al Centro di Scienze Naturali-Fondazione PARSEC di Galceti, a Prato. I ricci al centro arrivano per mano di privati che li trovano in giro o da parte della clinica. È necessario che i ricci prima di entrare al centro vengano visitati dal medico veterinario, poiché molto spesso sono feriti e/o parassitati da zecche, quindi il più delle volte sono malati. Nel caso dei cuccioli, invece, la priorità è l’alimentazione. Superato un periodo di 36-48 ore senza latte si può andare incontro a danni irreversibili. In certi casi può quindi essere saltato lo step della clinica e i piccoli possono essere consegnati direttamente al CSN che provvede ad alimentarli immediatamente. Le spese mediche vengono sostenute da SOS animali, un’associazione che si occupa anche di consegnare i ricci al centro una volta usciti dalla clinica veterinaria. I ricci sono ora pronti a trascorrere il loro periodo di recupero al CSN di Galceti. Dallo studio dei dati sono emerse le motivazioni principali del ricovero dei ricci. La maggior parte sono cuccioli che necessitano di un posto in cui trascorrere l’inverno. Per quanto riguarda giovani e adulti, invece, gran parte di loro sono stati trovati feriti o malati, il più delle volte con molte zecche attaccate al loro corpo. Il recupero risulta avere successo nella maggior parte dei casi: nel caso del CSN di Prato, dal 2018 al 2022 sono stati liberati più della metà dei ricci che sono stati ricoverati al centro. Il CSN, con l’aiuto di alcuni veterinari, si impegna a curare e mantenere questi ricci finché non si saranno rimessi in sesto e non saranno nuovamente capaci di vivere autonomamente nel loro ambiente naturale. Il recupero del riccio è essenziale visto l’importante ruolo ecologico che ha questo animale: la sua presenza modula la densità di popolazione delle sue prede e dei suoi predatori. Oltre a questo, il riccio è anche un ottimo dispersore di semi.

ULTIMO AGGIORNAMENTO

28.11.2023

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